Leggi l’introduzione a questa serie di articoli in Road movies – Straight e Cheyenne

priscilla3

Nel primo articolo dedicato ai road movies ho anticipato che pur essendo un genere prevalentemente legato agli USA, vi sono tuttavia alcune notevoli eccezioni.
Una di queste è senza dubbio “Priscilla, La regina del deserto” (The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert, Stephan Elliott, 1994).
Anche qui sono i grandi spazi deserti a fare da sfondo alla vicenda, ma si tratta delle sterminate distese dell’Australia, il cosiddetto “outback”. La vicenda è insolita e bizzarra, e spazia dai toni della commedia a quelli dell’impegno sociale.

Un transessuale e due drag-queen che si esibiscono nei locali gay di Sydney, e i cui nomi d’arte sono rispettivamente Bernadette Bassenger, Mitzi Del Bra, e Felicia Jollygoodfellow, partono alla volta di Alice Springs per esibirsi nell’hotel diretto dalla ex moglie di Mitzi.

priscilla1

Devono percorrere quasi tremila chilometri, e lo fanno a bordo di un vecchio torpedone che battezzano “Priscilla, la regina del deserto” (il riferimento è al termine “queen” che in slang sta a indicare appunto una drag queen). Nella migliore tradizione dei road movies, il viaggio diventa protagonista a tutti gli effetti, fonte di incontri che diventano per tutti significativi, e causa di crescita e cambiamenti.

I tre si esibiscono per un gruppo di aborigeni; devono fare i conti con l’ostilità e il rigetto della comunità rurale di Coober Pedy, dove fanno sosta; incontrano Bob, un meccanico che li aiuta a rimettere in sesto la sgangherata Priscilla e che dimostra subito interesse per Bernadette.
Anche i conflitti sorti all’interno del trio si risolvono prima della fine del fatidico viaggio: Mitzi rivela che in realtà non ha mai divorziato, ed è quindi a tutti gli effetti ancora sposato con quella che i compagni credevano la sua ex. Inoltre, Bob e Bernadette salvano Felicia da una gang omofobica, ritrovando una unità di gruppo che si era incrinata.

All’arrivo ad Alice Springs, Mitzi scopre di avere un figlio di otto anni, che la madre ha già messo al corrente del modo di essere del padre, e lo accetta con sorprendente maturità. Alla fine dell’ingaggio presso l’hotel, Felicia e Mitzi tornano a Sydney. Mitzi porta con sè il figlio, così da potersi conoscere meglio. Bob rimane a lavorare nell’hotel, e Bernadette decide di restare a sua volta, per capire se la sua storia con Bob può avere un futuro.

Il film ricevette critiche contrastanti, ma per lo più positive. Naturalmente il tema e l’identità sessuale dei protagonisti non potevano non suscitare dibattito, oltre all’ambientazione abbastanza insolita (non sono molte le pellicole australiane che riescono a imporsi).
Un meritatissimo Oscar andò a Lizzy Gardiner per i fantastici costumi, oltretutto realizzati a basso costo con materiali poveri.
In complesso, un film da vedere: propone un tema controverso con umorismo ma anche, dietro una facciata brillante, con inaspettata serietà. I tre protagonisti sanno perfettamente di non essere ben accetti da tutti, ma non rinunciano alla loro identità, e rimangono fedeli a se stessi in qualunque situazione.

Di tutta la bizzarra vicenda, vorrei ricordare alcuni aspetti:

Il leit-motiv del ciclista. Come detto più sopra, la vicenda si svolge negli sterminati, desertici spazi dell’interno dell’Australia, dove l’escursione termica tra giornate torride e notti fredde rende il viaggio problematico. Il che non vieta ad un misterioso ciclista di comparire e scomparire nei momenti più strani, arrivando da non si sa dove per andare non si sa dove.

Durante una sosta in una località di passaggio, Mitzi scende dal torpedone con un improbabile ma indimenticabile abitino fatto di ciabatte infradito, con orecchini coordinati, che non manca di sconcertare i locali, perlopiù agricoltori.

priscilla4

I dialoghi, eccessivi e trasgressivi, a tratti (volutamente) volgari, ma spumeggianti e pieni di brio ed umorismo.

  • Bernadette: Non è giusto! Ho speso metà della mia vita e tutti i miei risparmi cercando di arraffare un marito affettuoso e quello stronzettino egoista prende e mi muore.
    Mitzi: Neanche venticinque anni, e ti va a scivolare sul pavimento del bagno.
    Bernadette: Non è scivolato: si stava di nuovo ossigenando i capelli ed è rimasto intossicato dai vapori.
  • Jeff: Ehi, splendore! non andartene senza lasciarmi il tuo numero!
    Felicia: Tranquillo Jeff, ci ho già pensato: sta sulla parete di fondo del bagno degli uomini.
  • Benjamin: Ci possiamo fermare a un McDonald mentre torniamo?
    Felicia: Ottima idea, ne ho abbastanza di questa roba di merda: mi fanno schifo i gamberi.
  • Bernadette: Bob, Cinzia, vi ringrazio: adoro l’agnello con le meringhe.

priscilla2Per altri articoli collegati in questo blog si rimanda alla pagina Cinema.

5 febbraio 2017