Le occasioni per arrabbiarsi sono sempre in agguato, si sa.
Qualche giorno fa,  un caro amico mi ha chiesto se poteva condividere un commento ‘anticipato e politicamente scorretto’ (parole sue), e al mio assenso ha confessato: “Non ne posso già più dell’8 marzo.” (a dire il vero si è espresso in modo un po’ più colorito, ma quello era il senso). Conoscendolo come lo conosco, non ho dubitato nemmeno per un attimo del significato delle sue parole, che – ahimè – condivido in pieno.

Ho scritto ‘ahimè’ perché è una celebrazione di cui ricordo molto bene lo spirito passato.
Da adolescente, fine anni ’70, partecipavo con entusiasmo alle manifestazioni che reclamavano diritti e pari opportunità per le donne. Con gli studenti sfilavano anche operaie, impiegate, madri di famiglia. Per noi ragazze l’occasione era certamente sentita e partecipata, ma era anche un po’ un modo per sperimentare la propria autonomia decisionale ed emotiva in un cruciale momento di vita e di crescita (dico questo senza deflettere minimamente dalle mie convinzioni di allora: è un semplice dato di fatto).

Per le donne che allora scendevano in piazza per pretendere una vita migliore per sè e per le proprie figlie, la faccenda era anche più seria: chiedevano pari diritti sul posto di lavoro, salari identici a quelli degli uomini con pari ruolo, protezione della maternità, leggi eque. Per inciso, diritti non ancora completamente acquisiti e consolidati nemmeno oggi.
Riporto integralmente un passo di Wikipedia relativo alla prima manifestazione tenutasi a Roma, nel 1972, perché rende molto bene il clima di tutto il decennio: “L’8 marzo 1972 la giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestavano con cartelli chiedendo la legalizzazione dell’aborto e la liberazione omosessuale. Il matrimonio venne definito prostituzione legalizzata e circolò un volantino che chiedeva che non fossero lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità. Quelle scritte furono giudicate intollerabili e la polizia, senza lo squillo di tromba previsto, caricò, manganellò e disperse le pacifiche manifestanti.”

Fortunatamente, non ho mai sperimentato di persona cariche di polizia o altre violenze. Però il clima era per lo più ostile, o nel migliore dei casi derisorio: le manifestanti venivano schernite e invitate a tornare a casa a fare la calza,  a volte insultate pesantemente.
Ma piano piano le cose cambiarono: forse non tanto come si sarebbe voluto, ma si è imboccata una strada dalla quale non si è più tornati indietro, pur fra difficoltà ancora grandi, e anche se in molte, troppe parti del mondo la situazione delle donne è ancora a livelli scandalosi.

Qualcuno afferma che la storia funziona ‘a pendolo’: dopo una oscillazione in un senso, le leggi della fisica riportano il pendolo dalla parte esattamente opposta.
Stamattina – e qui ritorno all’inizio dell’articolo, e al motivo della mia arrabbiatura – mi sono trovata nella posta elettronica un articolo dal sorprendente titolo “Gli uomini come alleati:  discussione sull’importante ruolo degli uomini nel conseguimento della parità di genere.”
Beninteso, non ho una visione settoriale: gli uomini non solo possono, ma devono essere partecipi delle lotte femminili. Ma se siamo a questo punto, se dobbiamo enunciarlo come una dichiarazione di intenti, allora siamo messi molto, molto male.

Come nota finale, e qui chiudo perché invece di un articolo rischia di diventare un concione, pensando alle lotte e alle difficoltà affrontate da miriadi di donne per affermare i loro diritti, non riesco a pensare a niente di più deteriore e patetico di (in nessun ordine particolare):

  • le cene fra sole donne con annesso strip-tease maschile (ma cos’è, una rivalsa? gli uomini mercificano il corpo femminile, quindi invece di combattere il fenomeno si rende loro la pariglia comportandosi allo stesso modo?)
  • le pubblicità che sfruttano la giornata della donna per spacciare qualunque cosa, dai profumi, agli abbonamenti telefonici, al detersivo per i pavimenti; peggio di tutti, gli spot col pistolotto commovente a contorno: “le donne fanno tutto con amore… cosa sarebbe il mondo senza le donne?…” e via discorrendo
  • i programmi sociali di cosiddetta “diversity” che propugnano i diritti delle donne; in nome del cielo, ‘diverse’ da che cosa??
  • le donne che per far vedere di essere uguali o migliori agli uomini sul lavoro, sono più maschiliste degli uomini stessi

Buona giornata della donna… e poi per un anno ce la saremo tolta di torno.

Foto: Londra 1905, una suffragette viene arrestata durante una manifestazione per chiedere il voto alle donne. Le partecipanti erano spesso accusate di essere prostitute o mendicanti per giustificare l’arresto.

suffragette

Luisa Fezzardini, 8 marzo 2017