Leggi l’introduzione a questa serie di articoli in Serial killer – Ed Gein
Continuo con gli articoli dedicati ai serial killer che hanno ispirato il cinema.
Henri Landru è certamente uno degli omicidi seriali più noti, e ancora oggi in Francia il suo nome è usato nel linguaggio comune per indicare un assassino di donne, un Barbablù.
L’aspetto più sconcertante della vicenda di Landru è che non è stata generata da devianze psichiche o particolari inclinazioni criminali del protagonista. Al contrario, l’intera faccenda è nata e si è svolta come una ben pianificata operazione commerciale.
Henri Landru non era nuovo a truffe di vario tipo, e prima di dar vita a quello che poi sarebbe stato chiamato “l’affaire Landru” aveva già subìto la galera e la deportazione in Nuova Caledonia per reati minori. Mentre scontava due anni di carcere per un fallimento, aveva già sperimentato con successo quella che poi sarebbe diventata la sua tecnica consolidata: mettere annunci matrimoniali, spacciandosi per un agiato vedovo, e carpire così i beni delle sue vittime.
Sposato e padre di quattro figli, più una figlia avuta da una unione precedente che doveva mantenere con la madre, Landru si trovò alle soglie della prima guerra mondiale a dover fronteggiare problemi di sopravvivenza estremamente pressanti. Pensò di risolverli continuando col suo espediente: pubblicare annunci matrimoniali dove si dichiarava un benestante vedovo in cerca di una compagna a scopo matrimonio. La guerra stava intanto falcidiando la popolazione maschile, e si può ben immaginare quante donne sole abboccassero all’amo.
Landru operava una selezione accurata, si potrebbe dire scientifica, delle vittime, puntando su quelle che era sicuro di poter circuire col suo fascino e la sua parlantina.

La tecnica era sempre la stessa: abbagliandole con la promessa del matrimonio, l’uomo si faceva intestare i beni della ignara vittima per poi sopprimerla. I cadaveri venivano smembrati e bruciati un pezzo alla volta nella stufa di una romantica villetta in affitto nelle vicinanze di Parigi, che Landru usava come “nido d’amore”.
La cinica freddezza dell’operazione si estendeva anche a particolari secondari che fecero molto scalpore: Landru annotava entrate e uscite delle varie “operazioni” in un inseparabile taccuino che entrò nella leggenda, e in un’occasione riciclò l’orologio d’oro di una delle sue vittime regalandolo alla moglie.
La accuratissima pianificazione dei suoi crimini gli consentì di andare avanti per quasi sette anni, senza che mai il suo nome autentico o la sua persona fossero associati alle misteriose sparizioni di donne, che stavano diventando un caso di risonanza nazionale.

Venne infine casualmente riconosciuto dalla sorella di una delle sue vittime e arrestato. Il processo si aprì nel 1921. Nel corso delle indagini, Landru si comportò in modo freddo e distaccato, probabilmente forte del fatto che dei corpi non vi fosse alcuna traccia. Con molta accortezza ammise le truffe – che comunque non poteva negare, essendovi troppi documenti a comprovarle – ma negò sempre gli omicidi, mostrandosi anzi arrogante verso gli inquirenti: la sua ripetuta frase “Mostratemi i cadaveri!” diventò proverbiale.

Infine, la corte si convinse della sua colpevolezza, in base a prove indiziarie sì, ma numerose e schiaccianti, e Landru venne ghigliottinato il 23 febbraio 1922.
Per chi volesse approfondire la vicenda, rimando a questo ben documentato sito.
Landru nel cinema
La vicenda ha ispirato diverse pellicole. Quella di gran lunga più fedele alla vicenda, in modo quasi documentaristico, è “Landru” di Claude Chabrol del 1963. Françoise Sagan ne scrisse l’efficace sceneggiatura, basata sulle trascrizioni autentiche del processo e sui documenti degli inquirenti. Charles Denner ricoprì il ruolo del protagonista con molta verosimiglianza e con notevoli sfumature di interpretazione, aiutato anche da una straordinaria somiglianza fisica con l’assassino.
Anche Charlie Chaplin si fece intrigare dalla storia, e girò il suo “Monsieur Verdoux” nel 1947. Il film fu accolto in modo contrastante, ed ebbe diverse difficoltà con la censura. Personalmente è un film che non mi ha mai convinto, specialmente nel suo tentativo di far passare il protagonista per una vittima. Tuttavia diverse scene sono molto efficaci e nel complesso è una pellicola che si fa ricordare.
Una piccola curiosità: Chaplin acquistò i diritti del film da Orson Welles, che avrebbe dovuto dirigerlo, poiché non poteva ammettere di essere diretto da altri che da se stesso.
Per altri articoli sui Serial killer si rimanda alla pagina Cinema.
23 aprile 2017
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