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Robby compare per la prima volta in “Pianeta proibito” (Forbidden Planet). Il film è un classico della fantascienza del 1956, con protagonista un giovanissimo Leslie Nielsen.

La trama è interessante, perché per la prima volta si stacca dal solito repertorio fantascientifico fatto di mostri alieni concepiti per suscitare vari gradi di repulsione e spavento, per concentrarsi sui mostri (non meno terrorizzanti) prodotti dalla mente umana.

Un incrociatore spaziale, comandato da John Adams (Leslie Nielsen) atterra sul pianeta Altair IV in cerca dei superstiti di una spedizione approdatavi circa vent’anni prima. L’unico sopravvissuto risulta essere uno scienziato, il professor Morbius. Con la figlia Alta, nata sul pianeta, ne è l’unico abitante.
Morbius ha dedicato quei vent’anni allo studio della progredita civiltà che abitava il pianeta in un remoto passato, i Krell, e che ha lasciato imponenti infrastrutture a testimoniare della sua grandezza. Le scenografie sono veramente notevoli per l’epoca del film, e riescono ancora oggi a stupire.

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La civiltà dei Krell è completamente sparita per ragioni ignote. Morbius ne ha però penetrato almeno in parte i segreti, che gli hanno consentito di aumentare in modo prodigioso le sue capacità intellettive, e di creare un automa, Robby appunto.

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Morbius avverte gli ufficiali dell’incrociatore che da qualche tempo sul pianeta si è scatenata una forza invisibile, e che teme che questa possa loro nuocere. Sarà infatti così, e la forza misteriosa e aliena uccide alcuni membri dell’equipaggio.

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Alla fine risulta che è Morbius stesso a produrre, inconsciamente, il mostro assassino: le sue potenziate capacità mentali sono infatti in grado di materializzarsi, dando corpo alle sue pulsioni interiori. Sentendosi minacciato dalla spedizione, e geloso del sentimento che la figlia Alta ha sviluppato per il comandante, Morbius nel sonno genera ciò che definisce “i mostri dell’Id”, una smisurata, aggressiva forza che si scatena contro coloro che considera nemici. E’ stato questo a determinare la fine della civiltà dei Krell, che nel loro tentativo di affrancarsi dalle necessità materiali si sono invece distrutti a vicenda tramite il potere delle loro menti.

Morbius muore contrastando la forza da lui stesso generata, e l’equipaggio riparte per la Terra insieme ad Alta e a Robby.

Nel plot, Robby riveste una parte ragguardevole. E’ un tuttofare dalla vasta intelligenza, e pare che nulla sia oltre le sue capacità.
Il suo aspetto risente dei limiti dell’epoca negli effetti speciali: è goffo, ingombrante, e fa pensare più ad un giocattolo trovato nell’uovo di Pasqua che ad un sofisticato automa. Ma ciò che trovo decisamente interessante è che Robby risponda in pieno alle tre leggi della robotica, che Isaac Asimov (uno dei più grandi scrittori di fantascienza di sempre) aveva postulato già all’inizio degli anni quaranta. Le leggi sono:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

E’ Morbius stesso a darne dimostrazione, ordinando a Robby di far fuoco sul comandante con un disintegratore. L’automa non può obbedire, e solo il contrordine di Morbius evita che vada in corto circuito.

Sulle tre leggi Asimov costruì tutto il suo mondo di robot, che nella sua produzione è un capitolo importante e molto nutrito. Il fatto che un essere artificiale non possa danneggiare gli umani grazie a questi controlli inseriti in fase di costruzione, è un passo avanti nella loro accettazione. Tuttavia, moltissime pellicole successive continueranno a essere incentrate sui foschi risultati del “potere alle macchine” (tra i più recenti l’iconico “Matrix”).

Robby comparirà ancora in qualche altra pellicola di minor conto, per poi sparire dalle scene, sorpassato da automi più sofisticati (e anche più credibili). Resta comunque una icona della SF statunitense, e non c’è praticamente raduno del settore dove non ne compaia una riproduzione a grandezza naturale, per la gioia dei fan (e per la classica foto-ricordo).

Per altri articoli sugli esseri artificiali si rimanda alla pagina Cinema.

22 giugno 2017