Elliott Erwitt ha fotografato diverse celebrità del cinema. Ho avuto occasione di ammirare questa foto a Genova in una bellissima mostra di sue opere. E’ stata originariamente scattata a colori, ma è diventata più famosa nella sua versione in bianco e nero. E’ uno scatto estremamente interessante, per diversi motivi.
La foto è stata presa sul set de “Gli spostati” (The Misfits, 1961). Dovrebbe essere una foto di gruppo, ma in realtà non è così. Non c’è atmosfera, nè spirito di squadra: i presenti si limitano a posare, ma senza alcuna empatia uno per l’altro. Il linguaggio dei loro corpi parla di individualità, e addirittura quello di John Huston, a braccia strettamente conserte e con sul viso una smorfia più che un sorriso, trasmette inequivocabilmente rigetto e irritazione. Per averne la riprova, basta osservare quanto è palesemente più rilassato in questo scatto, preso poco dopo, dove è solo con Clark Gable.
Erwitt collocò il gruppo in posa tra gli attrezzi di scena. Oltre a Erwitt, praticamente tutti i fotografi della agenzia Magnum fecero riprese sul set, come usavano fare per tutti i film di Huston. Huston era stato un amico personale di Robert Capa, fondatore della agenzia, e anche dopo la scomparsa di Capa i film di Huston venivano privilegiati dai suoi fotografi.
Erwitt stesso dichiarò che l’atmosfera sul set era a dir poco estremamente tesa, sia per le difficili relazioni (degli attori fra di loro e con la troupe, della Monroe con l’ormai quasi ex-marito, di Huston con la Monroe) che per l’estenuante caldo (per tutte le riprese, effettuate nel deserto del Nevada, le temperature furono quasi sempre sui 40°, spesso sorpassandoli).
Il film rimase famoso per essere l’ultimo nel quale compaiono due icone del cinema: Marilyn Monroe e Clark Gable. I personaggi ritratti sono:
Marilyn Monroe Era all’epoca in precarie condizioni psicologiche, e portò allo sfinimento la troupe e i suoi colleghi arrivando costantemente in ritardo, e dimostrandosi in generale completamente inaffidabile. Compariva raramente, dimenticava le battute, spariva all’improvviso per recarsi dal suo psichiatra a Hollywood senza avvisare nessuno, sconvolgendo così di continuo il piano di lavorazione. Era preda di alcol e psicofarmaci, e spesso si chiudeva nella sua roulotte per giornate intere.
Uno dei rimedi che Huston trovò per cercare di ridurre i tempi di attesa fu di farle sempre indossare una parrucca, così da non dover attendere che la parrucchiera la sistemasse dopo il trucco. Infatti in questa foto, così come in tutto il film, la Monroe non mostra i suoi veri capelli.
Erwitt dichiarò che era una delle persone più fotogeniche che avesse mai incontrato, era praticamente impossibile farle una brutta foto. Addirittura, dichiarò che era meglio in foto che di persona: per esempio, durante le riprese di questo film era in sovrappeso, ma nelle foto non lo sembra per nulla.
Doveva morire non molto dopo, il 5 agosto 1962, senza aver girato altri film.
Montgomery Clift aveva anche lui i suoi problemi. Qualche anno prima era stato vittima di un grave incidente stradale che gli aveva sfigurato il volto. Aveva subito diverse operazioni di plastica facciale, tra cui la ricostruzione della mandibola. Tuttavia i suoi tratti e la sua espressività, nonchè la straordinaria bellezza del suo volto, ne uscirono irrimediabilmente alterati, aggravando i suoi latenti problemi di sicurezza e autostima. Inoltre, aveva sempre più difficoltà a nascondere la sua omosessualità. Il clima teso durante le riprese non lo aiutò certo a rasserenarlo e a dare il meglio di sè, aveva continuo bisogno di rassicurazione e supporto.
Con la Monroe stranamente vi fu una specie di intesa, basata sulle pessime condizioni psichiche che ognuno dei due riconosceva nell’altro. “E’ l’unico che sta peggio di me” ebbe a dire lei. Non doveva sopravviverle a lungo: il 23 luglio 1966 un infarto mise fine alla sua travagliata esistenza, a soli 45 anni.
A detta di Erwitt, Clark Gable era molto professionale, ma non una persona cordiale. Faceva il suo lavoro, e poi se ne tornava dalla famiglia. Era quindi disponibile quando doveva esserlo, ma non un minuto di più.
Le riprese vennero completate il 4 novembre 1960. Gable morì pochi giorni dopo, il 16 novembre. Vi fu chi attribuì l’infarto che gli costò la vita alla fatica e al caldo sopportati sul set, dandone implicitamente la colpa alle sregolatezze della Monroe.
Il regista John Huston diede prova di infinita sopportazione e pazienza. Secondo Erwitt, dopo aver lavorato tutto il giorno indefessamente, al caldo, cercando di tenere insieme gli attori e di tamponare le assenze della Monroe, alla sera rivedeva il girato del giorno, e poi passava la notte nei casino di Reno a giocare d’azzardo e a bere, per ricominciare il mattino dopo come niente fosse. Questi eccessi però minavano la sua concentrazione, e spesse volte si addormentò sul set.
Lo scrittore Arthur Miller (l’ultimo in fondo, con gli occhiali) era l’autore della sceneggiatura, e allora sposato con la Monroe. Tuttavia il matrimonio era già in piena crisi, altro motivo di ansia per l’attrice.
Eli Wallach (subito sotto a Miller, col berretto) fece il suo lavoro correttamente, dall’ottimo professionista che era, ma anche lui dichiarò più tardi di aver risentito dell’atmosfera pesante sul set.
Il produttore Frank Taylor (sotto la scala) era un editore di libri, e solo un amateur di cinema. Questo fu il primo e ultimo film che produsse – il che si spiega considerando i problemi che dovette fronteggiare con “The Misfits”. Un particolare buffo: essendo un personaggio meno noto rispetto agli altri, si trova spesso in giro una versione della foto in cui Taylor è stato tagliato via… tranne la punta di una delle sue scarpe, proprio dietro a Montgomery Clift, sopravvissuta al taglio.
Nonostante tutte le difficoltà di realizzazione, la critica fu entusiasta de “Gli spostati”, che ottenne anche un enorme successo di pubblico, in parte dovuto alla scomparsa di Gable prima della sua uscita nelle sale.
Per altri scatti memorabili, visita la pagina Fotografia in questo blog.
Luisa Fezzardini, 12 luglio 2017
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