Cominciano ad arrivare, implacabili, già verso metà dicembre. Negli ultimi giorni del mese giungono al loro picco. Sono i calendari omaggio per il nuovo anno. Sappiamo tutti che a dicembre è difficile entrare in un negozio o un supermercato senza uscirne col calendario dell’anno successivo, arrotolato a dovere e ficcato in borsa insieme agli acquisti. Vediamone qualcuno.I più innocui e semplici sono solitamente quelli dei macellai. Normalmente si limitano ad essere banalissimi calendari col classico sfondo bianco, scritte rosse e nere, e in cima il nome e l’indirizzo del negozio. Nella loro semplicità, sono spesso utili, perché sono ampi a sufficienza da permettere di prendere note giornaliere e appunti, e forniscono anche imperdibili informazioni sulle fasi lunari (che penso interessino solo chi deve imbottigliare il vino, i naviganti, e le partorienti) e sul santo del giorno (anzi, su uno dei santi: ho scoperto da poco che – causa sovraffollamento – ogni giorno è dedicato ad almeno 3-4 santi alla volta).
I supermercati sono spesso un passetto più avanti. Non resistono alla tentazione di adornare ogni mese del calendario con una vignetta, o un motto, o un prodotto. Per esempio, nel 2004 Esselunga inaugurò il filone dei prodotti alimentari associati a personaggi famosi, e fu la fine: per svariati anni non ci si potè salvare dalle spiritose campagne costruite sulla geniale trovata, e dall’inevitabile calendario finale che raccoglieva tutte le immagini con le quali ci avevano deliziato nei mesi precedenti.

Per quanto riguarda droghieri, salumieri, panettieri, etc. mi limito a riportare una vignetta di Mafalda, che penso compendi a meraviglia la situazione.
Le farmacie fanno il loro dovere, e con i loro calendari cercano di informare e prevenire, oltre che farsi pubblicità. Senonchè, il risultato è di solito tra l’inquietante e il deprimente. Quello della mia farmacia per il 2018 è finito direttamente nel riciclo della carta. Ogni mese era dedicato ad un problema diverso: pressione alta, diabete, fegato ingrossato, e così via, elencandone sintomi, cause e rimedi.
Impossibile per una come me non farsi prendere dalla paranoia che lo scrittore britannico Jerome ha magnificamente descritto nel suo “Tre uomini in barca”: il protagonista consulta l’enciclopedia medica per verificare una qualche banalità, poi per curiosità butta un occhio sulla malattia successiva, e scopre di averla in pieno. A quel punto legge tutto il resto del volume: “…Giunsi al tifo, lessi i sintomi, constatai che dovevo averlo da mesi senza saperlo. Avevo anche la malaria, lo stadio acuto sarebbe cominciato di lì a una quindicina di giorni. Il colera l’avevo con gravi complicazioni. Quanto poi alla difterite, constatai che ne ero affetto dalla nascita.”
Ecco, questa sono io dopo aver letto tutti e dodici i mesi del calendario 2018 della mia farmacia. A quel punto, ho deciso che è meglio essere fatalisti e vivere alla giornata, ma senza quel maledetto calendario davanti agli occhi.

Anche le compagnie di assicurazioni si difendono bene, sciorinando nei loro calendari la loro offerta di polizze a copertura di qualsiasi rischio, anche quelli ai quali non avresti mai pensato.
Ne ricordo uno che per ogni mese mostrava una coppia (sempre la stessa) alla quale capitava di tutto, e la relativa pubblicità della polizza adatta: per esempio, a gennaio la coppia, vestita da sera, probabilmente di ritorno dal veglione, sedeva depressa in un soggiorno devastato dai ladri. Ma lui con un tremulo sorriso consolava la compagna: “Cara, ricompreremo tutto! Siamo assicurati!”.
Ad agosto la stessa coppia era fotografata in aeroporto – dove con ogni evidenza aveva perso per un pelo il volo che doveva portarli al mare, visto che lei indossava short a pois e cappello di paglia, e lui una camicia che neanche Magnum P.I. Lei con gli occhiali da sole in mano sull’orlo delle lacrime, lui che le mostrava la polizza contro i rischi in viaggio, e la didascalia che recitava: “Amore, saliamo gratis sul prossimo volo! Siamo assicurati!”.
A quel punto veniva spontaneo cercare di sapere i dati dei due coniugi, per poterli evitare accuratamente.
Le officine hanno una solida reputazione come fornitori di calendari imbarazzanti. Li ricevono a loro volta dai produttori di articoli per auto, e non mancano di farne omaggio ai clienti più affezionati. Purtroppo i destinatari di tanta grazia difficilmente ne possono fare uso, a meno di essere single, o partner di una donna estremamente accomodante. Devono quindi farne a meno a malincuore, oppure li appendono in box, in una posizione strategica dove possono essere rapidamente celati in caso di incursioni inaspettate di un familiare.

E per finire…
So che è difficile da credere, ma la rampante agenzia Cofani Funebri, nata a Roma nel lontano ’65, produce da anni un calendario sexy fra le bare. E il tutto senza risparmio. Hanno assoldato fotografi e modelle per creare un calendario che definire particolare è poco, presumibilmente destinato ad un pubblico di zombie e vampiri.
Non riesco ad immaginare una sola situazione in cui un omaggio del genere si possa reputare appropriato, o un posto dove abbia senso appenderlo, ma indubbiamente la ditta fa così parlare di sè.
Luisa Fezzardini, 29 dicembre 2017
30 dicembre 2017 at 15:05
una volta li davano anche le banche, ora non più…
e poi non dicano che non sono in crisi… 😉 😀
buon anno
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30 dicembre 2017 at 15:25
Buon anno anche a te!
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2 gennaio 2018 at 12:03
apprezzabilissimo che abbia decritto cosi’ bene un argomento che di per sè poteva essere banale. Buon Anno Luisa
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2 gennaio 2018 at 12:19
Buon anno Alex!
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