Questo è il titolo originale della bella e insolita pubblicità della Lexus NX, che paragona l’autovettura a delle famose opere d’arte. Le cito una per una, perché ritengo che l’agenzia pubblicitaria CHI&Partners abbia veramente creato qualcosa di diverso: ultimamente gli spot di automobili sono o tremendamente banali, o – per voler essere diversi a tutti i costi – sfiorano il grottesco, se non il ridicolo (vedi la Skoda, di cui ho scritto a parte).

L’idea, semplice ma efficace, è di riprendere la Lexus mentre si aggira in un paesaggio urbano dove sono stati ricreati, come tableaux vivants, famosi capolavori. A voler significare che anche l’autovettura è un’opera d’arte.

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Joahnnes (Jan) Vermeer: “Fanciulla col turbante” o “Fanciulla con l’orecchino di perla”, 1665-1666 circa. E’ una delle tele più note dell’artista fiammingo, anche perché solitamente il suo repertorio era di tipo paesaggistico. Ne è stato anche tratto un film del 2003, che ne ha ulteriormente accresciuto la fama di “Monna Lisa olandese”.
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Jeff Koons “Baloon Dog”. L’artista pop, erede di Andy Warhol, si diverte spesso a ironizzare sull’ “American way of living” basata sul consumismo. I suoi cani gonfiabili, di tutti i colori, sono diventati una icona pop. Quanto a consumismo però non scherza nemmeno lui: una sua scultura in acciaio del famoso cane è stata venduta a 58,4 milioni di dollari nell’asta di Christie’s del 12 novembre 2013 a New York (mentre sia Vermeer – vedi foto precedente – che Van Gogh – vedi foto più sotto – come si sa sono entrambi morti nella miseria più nera).
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Piet Mondrian “Composition A”, 1923. Un altro pittore olandese, le cui opere sono spesso sottovalutate e reputate troppo semplici. Al contrario, l’utilizzo di colori primari e dei toni del nero e del bianco, unito alla ricerca dell’equilibrio formale e stilistico, lo rendono un autentico innovatore.
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Non c’è bisogno di presentazioni: Vincent Van Gogh ha dipinto numerosi quadri di girasoli tra il 1887 e il 1889, sia a Parigi che ad Arles, dove si ritirò in esilio creativo con Paul Gaugain. L’apparente semplicità non deve ingannare: Van Gogh sperimentò nei suoi girasoli colori e contrasti innovativi. Inoltre, andando contro la tradizione, non dipinse assolutamente nient’altro nella tela che potesse distrarre lo spettatore dai fiori, sui quali infatti si concentra tutta l’attenzione. Tanta pianificazione non va però a scapito dell’immediatezza, tanto è vero che sembrano opere nate di getto, mentre il grande pittore impiegò giorni per dipingere ogni tela.

 

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Santiago Calatrava “Ponte dell’Alamillo”, 1992. Il grande architetto spagnolo costruì questo ponte sospeso a Siviglia, in occasione dell’Expo 92, per consentire di passare il fiume Guadalquivir e arrivare all’Isla de la Cartuja, dove si teneva l’esposizione.

 

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Georges Seurat “Bagnanti ad Asnières”, 1884. Il maestro del divisionismo si attirò con quest’ opera molte critiche ma anche molti giudizi lusinghieri. Col tempo, la carica innovativa di questa grande tela (2 metri per 3!) venne unanimemente riconosciuta. Oggi Asnières-sur-Seine è un sobborgo della cerchia parigina, un piccolo comune dell’Ile-de-France, mentre all’epoca di Seurat era meta di gite domenicali.

 

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Edward Hopper “Nighthawks”, 1942. E’ una delle opere in assoluto più famose di Hopper. Fu l’artista stesso a posare per le due figure maschili, con l’aiuto di uno specchio, mentre la moglie Josephine è ritratta nella donna in rosso. Il tema è quello della solitudine, sottolineato dall’isolamento delle tre figure sedute al banco, e dall’assoluto vuoto della strada, che si intuisce immersa nel silenzio notturno.

Luisa Fezzardini, 8 marzo 2018