Ne ho parlato nel mio precedente articolo sulla Lexus NX, e ne scrivo perché raramente ho visto una pubblicità più spocchiosa di questa. Casomai ve la foste persa, eccola qua, proseguo con le mie considerazioni subito sotto al video.
Il protagonista si auto-celebra in un monologo dove si dichiara indipendente nel giudizio e nei valori, anti-conformista, anti-convenzionale, un uomo dal pensiero lucido e razionale, che non ha timore di affermare ciò in cui crede ad onta dei valori o disvalori in cui è immersa la massa (ovvero il resto del mondo, abietto, superficiale, e privo di pensieri autonomi).
Il testo del monologo è talmente snob e clamorosamente vanitoso da risultare grottesco, persino ridicolo. Mi ricorda certi intellettuali o pretesi tali, che si atteggiano a detentori di verità nascoste e inaccessibili ai più, e spesso vantano letture impegnate (quando il sospetto è che di certi libri abbiano letto sì e no il titolo, o al massimo qualche recensione).
Il protagonista esordisce con un “Sì, lo confesso… sono uno con le idee chiare” che già la dice lunga: in realtà non ha niente da confessare, anzi, è orgoglioso di tanta indipendenza di giudizio – salvo poi fare un figlio, ma da sposato, si intende! e la fede viene ben inquadrata, casomai qualcuno pensasse che ha procreato fuori dal sacro vincolo.
Si definisce “emozionalmente pragmatico” e “un po’ demagogico”, e a quel punto metà degli spettatori deve andare a vedere sul dizionario che diavolo vorrà mai dire (ammesso che si prendano questo disturbo). Il massimo è il primo piano del neonato piangente (lui ha l’anima solidale) su uno schermo piatto ultra-moderno, in tono con l’appartamentone all’ultimo piano di un grattacielo di lusso.
Anche l’aspetto del protagonista è studiato: barba lunga, spettinato (ma lui ha il cervello, che gliene può fregare di sembrare un barbone?), abbigliamento che più che sportivo è sciatto (lui ha ben altro a cui pensare), occhiali a fondo di bottiglia (si è consumato gli occhi a leggere, presumibilmente riviste titolate “Vita ermeneutica”… se a qualcuno piace Woody Allen capirà cosa intendo, vedi questo spezzone da “Io e Annie” dove stigmatizza uno spocchiosissimo intellettualoide col quale si trova incastrato in una fila).
E tutto questo per arrivare a cosa? “Io so chi sono, so quello che posso, e quello che posso lo voglio. Semplicemente.”
Da sempre la Škoda – marca ceca, figlia della Volkswagen – si propone come alternativa alla casa tedesca. Non certo low-cost, ma nemmeno coi prezzi della VW. Il messaggio quindi è: “Me ne frego di comprare VW per far vedere che ho i soldi, lo status, etc. Io compro Škoda, che è la stessa cosa, stessi componenti, ma mi costa un filo di meno e mi dà lo stesso prodotto, e io dopo tutto ai soldini ancora ci tengo.”
E per dire questo, il protagonista scomoda filosofia, sociologia, guerre, fame nel mondo, e chi più ne ha più ne metta.
Ripeto che raramente ho visto tanta insulsa e presuntuosa supponenza concentrata in uno spot della durata di un minuto. A questo punto ben vengano le pubblicità automobilistiche che esaltano potenza, velocità, status, lusso, e quant’altro: perlomeno non pretendono di essere quello che non sono.
Luisa Fezzardini, 10 marzo 2018
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