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Un altro serial killer che molto probabilmente deve i suoi eccessi ad una infanzia a dir poco difficile. Albert DeSalvo nacque in Massachusetts nel 1931, da padre di origini italiane e madre immigrata irlandese. Il padre era un bruto, un alcolizzato violento che picchiava la moglie (arrivò a farle saltare tutti i denti e a spezzarle le dita) e il figlio, costringendo quest’ultimo ad assistere ai suoi incontri sessuali con prostitute.
Albert non ci mise molto a dare segni di squilibrio. Già da ragazzino torturava piccoli animali e iniziò dodicenne a farsi arrestare per vari furti. Entrò tuttavia nell’esercito, dove nonostante qualche incidente di percorso si congedò con onore per due volte. Si sposò con una ragazza tedesca mentre era di stanza in Germania, e la portò con sè negli Stati Uniti.
L’escalation omicida iniziò a Boston nel 1962. Nel giro di due anni ben 13 donne nubili, di età tra i 19 e gli 85 anni, vennero assassinate da un imprendibile killer seriale che la stampa non mise molto a battezzare “lo strangolatore di Boston”. Quasi tutte le sventurate donne vennero violentate, e poi strangolate con propri capi di vestiario: calze, sottovesti, sciarpe. Un paio vennero anche accoltellate.
DeSalvo venne arrestato nel 1964, ma non in relazione agli omicidi, bensì a seguito di una serie di stupri ai quali però non erano seguite altre violenze fisiche (anzi, chiedeva scusa alle sue vittime prime di dileguarsi). Fu egli stesso, inspiegabilmente, e senza pressione alcuna, a confessare gli omicidi, dandone sotto ipnosi un dettagliato resoconto che includeva particolari che la polizia non aveva reso noti (escludendo così l’ipotesi che fosse un mitomane). Di fatto, gli omicidi dello “strangolatore di Boston” cessarono dopo la sua cattura.

DeSalvo venne condannato all’ergastolo per gli stupri, ma non per gli omicidi, per i quali non vi erano sufficienti prove a supporto. Fu incarcerato in un manicomio criminale, dal quale evase nel 1967, riuscendo ad eludere la cattura solo per pochi giorni. Trasferito in un altro penitenziario, stavolta di massima sicurezza, morì pugnalato da ignoti nel 1973.

La questione della sua colpevolezza è comunque rimasta irrisolta. Nel 2013 un procuratore della contea del Suffolk – dove si trova Boston – ha annunciato che alcuni investigatori del dipartimento di polizia della città avevano concluso l’esame di un campione di DNA trovato nella casa di Mary Sullivan, ritenuta l’ultima persona uccisa dall’assassino, nel gennaio 1964, e che tale campione corrispondeva in modo “quasi certo” a DeSalvo. Tale parziale coincidenza è comunque riferita solo all’ultimo omicidio in ordine temporale, e gli stessi investigatori di Boston hanno ammesso che gli altri casi rimangono senza un colpevole ufficiale.
Nel 1968 dalla vicenda venne tratto un film, intitolato appunto “Lo strangolatore di Boston”, con protagonista un insolito ma efficace Tony Curtis.
La trama venne liberamente romanzata, dando per certa la colpevolezza di DeSalvo, e attribuendogli un disturbo da personalità multipla che nella realtà non gli venne mai diagnosticato.
Nella pellicola, allo strangolatore si contrappone il capo del team investigativo, interpretato da Henry Fonda. Curtis si guadagnò un Golden Globe come migliore attore protagonista.
Per altri articoli sui Serial killer si rimanda alla pagina Cinema.
Luisa Fezzardini, 3 aprile 2018
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