Concludo la carrellata su questo argomento, non propriamente allegro, ma sicuramente intrigante. Per la prima puntata, vedi Funerali al cinema.

Il Padrino (The Godfather, 1972, Francis Ford Coppola)

In una pellicola dove i morti ammazzati non si contano, due momenti topici sono affidati ad altrettanti funerali. Va notato che in tutti i film che fanno parte di questa memorabile saga, le cerimonie di famiglia (matrimoni, battesimi, funerali) costituiscono altrettanti punti di svolta nel plot, e lo spunto per sequenze altamente drammatiche.

Il primo funerale è quello di Sonny (Santino), interpretato dal bravo James Caan. Ucciso in una imboscata dalla famiglia rivale, il padre Don Vito ne porta la salma al necroforo perché la ricomponga prima che la madre lo veda. Questa morte porterà ad una apparente tregua fra famiglie rivali, ma sarà in quell’occasione che Don Vito avviserà il figlio Michael che si deve aspettare di essere a sua volta eliminato.

Il secondo funerale è quello di Don Vito. Durante le esequie del vecchio boss, risulta evidente che il potere mafioso si sta spostando dalle mani della famiglia Corleone a quelle delle altre famiglie, capitanate da Don Barzini (a cui tutti, durante la cerimonia, vanno a baciare la mano in segno di sottomissione).
Ma Michael, apparentemente impassibile, ha preparato la sua mossa: indimenticabile la sequenza del battesimo del figlio della sorella Connie, dove Michael come padrino dichiara di rinunciare al demonio e alle sue trame, contrappuntato dalle scene degli omicidi che ha ordinato per sbarazzarsi dei nemici.

Il posto delle fragole (Smultronstället, 1957, Ingmar Bergman)

L’anziano professor Isak Borg viaggia in auto con la nuora Marianne per raggiungere la città di Lund, dove riceverà un prestigioso premio accademico. Il vero viaggio però si compie dentro all’uomo, che riconsidera la sua vita, le sue scelte, il suo rapporto col figlio. La lunga giornata inizia con un incubo: Borg vaga per le strade deserte di una città sconosciuta, dove gli orologi non hanno lancette. Il professore vede uno sconosciuto cadere a terra, e un carro funebre che cozza contro un lampione: la bara cade a terra, e Borg riconosce nelle fattezze del morto il proprio viso. Questa angosciante sequenza preannuncia l’introspettivo viaggio che l’uomo compirà durante la giornata che segue. Solo alla sera, addormentandosi, troverà un po’ di serenità sognando i genitori che sorridono a lui fanciullo, mentre insieme fanno un picnic nel posto delle fragole.

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Accattone (1961, Pier Paolo Pasolini)

In questo capolavoro di Pasolini, Accattone (Franco Citti) è uno sbandato che vivacchia di espedienti nella Roma del dopoguerra,  tra miserabili baracche e i casermoni del boom economico tirati su in fretta in mezzo ai detriti dei bombardamenti. A un dato momento, ha una premonizione della propria morte tramite un incubo in cui gli amici celebrano il suo funerale, ingessati in giacca e cravatta. Accattone vede che gli parlano ma non riesce a sentire cosa dicano. Si aggira tra le squallide spelonche dove vive, cercando di capire la situazione, e di chi sia il funerale che tutti seguono. Arriva fino al cimitero, dove però l’ingresso gli viene proibito. Durante l’intera sequenza onirica il respiro affannoso di Accattone addormentato ci fa desiderare di poterlo svegliare, di strapparlo a quella angoscia. La fine, quella vera, non si farà attendere (vedi Battute finali), assurda ma allo stesso tempo inevitabile, e in qualche modo liberatoria per il protagonista: “Mo’ sto bene”.

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Una squillo per l’ispettore Klute (Klute, 1971, Alan Pakula)

In questo interessante film, dove si riconosce la zampata di Pakula, gli ottimi protagonisti Donald Sutherland (l’ispettore Klute) e Jane Fonda (Bree) sono rispettivamente il detective che indaga su alcuni efferati omicidi nel mondo della prostituzione newyorkese di alto livello, e la squillo che lo aiuta ad indagare in quel torbido ambiente. Alla fine Klute scoprirà l’assassino, e riuscirà a salvare Bree all’ultimo momento da una terribile sorte. Nel raggiungere l’omicida ad un appuntamento, ignara della sua identità, Bree incrocia un convoglio funebre, chiara premonizione della morte alla quale scamperà per un soffio.

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Luisa Fezzardini, 27 febbraio 2020