Credo che tutti noi abbiamo notato un drastico cambiamento nelle pubblicità in questo strano e difficile periodo. Scomparsi i profumi (grazie al cielo! detesto le pubblicità dei profumi) e i prodotti di make-up, svanite le prodigiose creme anti-età / anti-rughe / anti-tutto, dissolte le strip per la ceretta in casa, come non fossero mai esistiti. Reggono i prodotti generici di igiene: shampoo, balsami, sapone, assorbenti, e le brand di moda online come Zalando.

In compenso vanno alla grande gli alimentari (dal dolce al salato, dai sughi pronti ai prodotti tradizionali come il crudo di Parma e il parmigiano reggiano), e per inevitabile contrappasso i digestivi, gli anti-acidità e i fermenti lattici. Per qualche motivo che non mi è del tutto chiaro tengono botta abbastanza bene le compagnie di assicurazione e le banche.

Hanno il loro momento di gloria le telecom, alcune con spot veramente azzeccati come l’ultimo della Vodafone, che rispecchia – in modo forse eccessivamente ottimistico – il nostro vivere delle ultime settimane (e poi, con i Beatles come musica portante, come può venir male?).

E’ un periodo duro per i poveri (si fa per dire) influencer, privati del loro pane quotidiano. In effetti qualcuno ha cercato di tenere il passo, come Elizabeth Savetsky (nota infuencer newyorkese) che nei primi tempi ha fatto finta che la cosa non la toccasse, continuando a postare selfie con outfit alla moda, capelli e trucco ancora accettabili. Per poi sbragare ignobilmente, forse anche un po’ più di una comune mortale, in un selfie che la ritraeva con una anonima felpa, quasi senza trucco, e l’aria decisamente sconsolata. Selfie che, giova dirlo, è stato poi rimosso, forse su consiglio dell’agente della Savetsky (le avrà detto: vabbè che siamo in emergenza pandemica mondiale, ma a tutto c’è un limite…).es1

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Insomma, anche gli influencer si devono reinventare, perché la posta in gioco è decisamente alta. E ci si domanda se il dopo-Covid19 troverà cambiato anche il panorama consumistico che hanno finora dominato, prosperando su quella che per mio conto non posso far altro che considerare una totale abiura mentale dei loro tanti seguaci (ebbene sì, c’è una parola italiana per follower).

Ecco perché la tanto discussa Ferragni si ricicla, in un periodo in cui del make-up non frega niente a nessuno, sfruttando il suo aspetto ancora abbastanza adolescenziale. Si presenta con poco trucco, o per essere precisi: con un abilissimo trucco che fa sembrare che sia poco truccata; coi capelli lisci lisci (che non so perché mi fanno tornare in mente i disegni di “Questo piccolo grande amore”); e un felpone dalla fantasia abbastanza terrificante. In questa mise da sopravvissuti post-atomici, l’influencer nostrana più nota pubblicizza i “suoi” Oreo, invitando il consumatore a “liberare il suo stile Oreo”, che non è ben chiaro cosa voglia dire, ma lo stesso si può dire della “sua” acqua minerale firmata, nonché di cento altri prodotti personalizzati dalla sua firma, e altrettanto perfettamente e sconsolatamente ordinari.oreo1

Una nuova frontiera del consumo? Staremo a vedere. Nel frattempo, trovando gli Oreo decisamente troppo dolci per i miei gusti, io resto con i Ringo, che perlomeno mi ricordano grati pomeriggi passati col confortante tubo di fianco, e il Topolino in mano.

Luisa Fezzardini, 6 aprile 2020