Un altro articolo su pellicole dove una chiave è parte cruciale del plot, o compare nel titolo (per gli altri articoli vedi la pagina Cinema  sotto la categoria “Le chiavi del cinema”). Questa volta un po’ di leggerezza! parliamo di

Cenerentola (1950, produzione Disney)

Non ho certo bisogno di riassumere la trama: è sicuramente una delle pellicole animate più famose di sempre,  e ancora oggi non c’è bambino (e specialmente bambina) che non l’abbia visto almeno una volta.

Personalmente, dopo un periodo di innamoramento totale (mi avevano anche regalato la bambola col doppio outfit, da servetta e con l’abito di gala) già intorno ai dieci-undici anni cominciai a guardare con occhio critico, non tanto il cartone animato in sé, ma la storia: perché insomma, in definitiva senza la buona fatina pacioccona Cenerentola sarebbe ancora lì a strofinare pavimenti (anche se probabilmente a quest’ora si sarebbe stufata di continuare a cantare “tu sogna e spera fermamente / dimentica il presente / e il sogno realtà diverrà”).

Comunque, per tornare all’argomento di questi articoli: un momento di autentico brivido in questa animazione ce lo dà proprio una chiave. Per la precisione, la chiave della soffitta dove Cenerentola dorme (e al mattino canta, sognando un futuro migliore), e dove la perfida matrigna la rinchiude per non permettere che trionfi sulle sue orrende figlie e sposi il Principe, anche perché a quel punto le toccherebbe assumere una domestica e versarle pure i contributi.

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Dopo essere stata rinchiusa, Cenerentola si accascia disperata, senza avere la minima idea di come uscire dalla sua squallida stanzetta per fare il matrimonio del secolo.

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Per fortuna, vengono in suo aiuto gli amati topolini! che sottraggono la chiave alla cattiva matrigna, e – affrontando una scala spaventosamente ripida che neanche in “Vertigo” di Hitchcock – riescono a liberare la bionda eroina (non senza aver rischiato di essere catturati dal gattaccio Lucifero, il quale fa secondo me una fine del tutto immeritata).

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Come si sa, grazie a questo salvataggio in extremis tutto finisce bene, e tutti vissero felici e contenti. Sta di fatto che senza l’intervento decisivo di personaggi altamente improbabili come topi parlanti, uccellini senzienti, fatine azzurre (a proposito, ma dove si era cacciata fino a quel momento?), e l’apporto cruciale di incantesimi vari…

Luisa Fezzardini, 8 maggio 2020