nell’immagine: Arnold Böcklin, L’Isola dei Morti.

Sarà perché è novembre, ma mi è venuta voglia di scrivere un articolo su un argomento non precisamente ilare, ma in tono col periodo. Troppo facile gettarsi nelle vischiose trappole dei film horror che trattano di zombie e affini, perciò mi butto su un diverso argine dell’argomento.

Il cane di Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft ha rivoluzionato la letteratura horror per virtù di stile, e veramente leggere i suoi memorabili racconti in lingua è “diverso”. Cresciuto leggendo i libri della sterminata biblioteca del nonno, ne ha assunto il linguaggio arcaico, che a mio parere dà una sfumatura in più alla sua produzione. Afflitto fin dall’infanzia da una sequela di sventure familiari nonché di una serie di inibizioni e fobìe personali, Lovecraft seppe sublimare tanta sofferenza interiore in un mondo letterario dove i suoi incubi trovarono in qualche modo una catarsi. Uno dei suoi racconti a mio parere più riusciti (e che, per motivi mai chiariti, l’autore detestava di cuore) è “The Hound” (Il cane). I due protagonisti, la voce narrante e l’amico St. John, due giovanotti britannici dai gusti decisamente decadenti e afflitti da quello che i francesi chiamano “ennui” (il tedio di vivere), come ultima ratio per provare brividi proibiti si dedicano sistematicamente alla profanazione e saccheggio delle tombe, che vivono come una esperienza estetica di altissimo livello. Mal gliene incoglie quando decidono di oltrepassare la Manica per recarsi in Olanda. Lì trovano una tomba particolarmente interessante, che però attira loro addosso le indesiderate attenzioni di un cane infernale. La trovata geniale è che il cane non lo si vede mai: se ne percepisce la presenza, si vedono gli orribili risultati delle sue gesta, ma niente di più. Un racconto breve di cui non svelo il finale ma che, più che per il plot, vale per l’atmosfera che riesce a creare.

Le esequie premature

Superfluo parlare di Edgar Allan Poe e di come la sua opera abbia rivoluzionato la letteratura: è già stato fatto ben più diffusamente e sicuramente meglio di come potrei farlo io. In mezzo ai tanti capolavori orrorifici che sono entrati nell’immaginario collettivo (anche grazie alle molte pellicole che più o meno esplicitamente ne hanno tratto spunto) ho sempre apprezzato la vena di humour nero che spesso pervade i suoi scritti. Ne fanno parte lo spassoso “Gli occhiali” ma anche “Le esequie premature”: in questo racconto EAP mette alla berlina coloro che, per timore di quello che (forse) verrà, non si godono il presente. Un giovanotto, estremamente timoroso di venire seppellito vivo per errore, mette in atto una serie di precauzioni per far sì che all’eventuale risveglio nella tomba possa essere salvato. Quando il paventato evento si verifica si accorge però che nessuno dei suoi stratagemmi è disponibile. Non svelo il finale per non rovinare la lettura a chi non lo conoscesse, ma consiglio questo racconto, che anche nella sua tessitura grottesca non perde lo stile inconfondibile del grande scrittore.

Ultima fuga

Durante il suo lungo soggiorno negli USA Alfred Hitchcock presentava gli episodi di un programma intitolato a suo nome: “Alfred Hitchcock presenta”. I plot erano i più vari, dal noir all’horror al fantasy, e hanno spesso ospitato attori famosi. Uno degli episodi, “Ultima fuga” (Final escape), dà una sfumatura decisamente da brivido al tema delle esequie premature già trattato da Poe. La vicenda è ambientata in una prigione femminile statunitense. Una delle carcerate trova un sistema secondo lei infallibile per evadere. Tutto sembra andare per il meglio, senonché…

Funerali al cinema

Giusto per rimanere in tema, rimando a due miei articoli sui funerali al cinema.

Luisa Fezzardini, 9 novembre 2022