Un mio amico dice che entrambe queste cover sono un tradimento del pezzo dei Beatles. Io le posto lo stesso.
23 marzo 2017
Un mio amico dice che entrambe queste cover sono un tradimento del pezzo dei Beatles. Io le posto lo stesso.
23 marzo 2017
23 marzo 2017 at 17:51
fosse solo perchè c’e’ Paul Simon non direi proprio che sono un tradimento:)
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23 marzo 2017 at 19:07
Here Comes the Sun, seppure ideato, composto e realizzato per chitarra acustica, è un brano energetico.
Ha un che di catartico, un po’ come “Wish You Were Here” per fare un esempio, che funziona benissimo come brano finale, e/o dopo aver raggiunto un climax elettrico e deve essere interpretata con slancio e senza timidezze.
Si, assolti i dovuti obblighi di copyright, la legge consente di fare il contrario ma il risultato ti porta in un luogo che non è quello originale. Poi uno decide. Per me è OK anche trasporre Gymnopédies 1. Lent et Douloureux per triccheballacche però, magari, in un museo dedicato.
Sia come sia, Here Comes the Sun è un ritorno alla luce e penso che come tale venga meglio suggerito da un’intepretazione potente e disinibita. Una di quelle che ti fa venire voglia di cantare insieme piuttosto che star lì a percepire gli impasti armonici. Tra l’altro, P. Simon e G. Harrison l’avevano già interpretata insieme (duo acustico) e si percepisce come Harrison tenga il ritmo ad un certo livello (https://youtu.be/vnI_n5oDl3Q) evitando ogni pericoloso sdilinquimento.
Insomma, fate come ve pare ma la “mia” Here Comes the Sun, se la volete, sta qui: https://youtu.be/Q54DO0B2atc
Senza nulla a pretendere,
Carlo
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24 marzo 2017 at 7:55
Ti capisco, perché ho la stessa reazione per le cover (qualunque esse siano) di “Little Wing”.
Nel caso di Here comes the sun non mi dispiacciono le interpretazioni più melodiche ma, per rimanere coi Beatles, un loro pezzo che non sopporto di sentire “interpretato” è Yesterday: l’originale, per quanto decisamente sentimentale (nel senso migliore) sia nella musica che nel testo, è proposto con tale asciuttezza che non cade nello sdilinquimento di cui parli, e che pare invece essere la cifra comune di tutte le cover successive.
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24 marzo 2017 at 8:57
Ciao, ti ho “nominato” per il Liebster Award. Passa a dare un’occhiata su Rock’N’Blog 😉
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25 marzo 2017 at 17:38
Grazie! ora mi documento.
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25 marzo 2017 at 17:39
Vai!😉
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14 agosto 2017 at 16:25
Mah, non sono d’accordo, le cover perché siano interessanti rispetto all’origine devono essere reinterpretate. Dopo possono piacere o no.
Di brutte cover ve ne sono in giro, mi ricordo una Light my fire recente e dancereccia, ad aesempio. Queste non sono male, mi piacciono.
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14 agosto 2017 at 19:04
Anche a me, ma capisco chi apprezza l’asciuttezza dell’originale.
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14 agosto 2017 at 19:12
Invece c’è chi le vuole uguali, allora meglio l’originale, no?
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14 agosto 2017 at 19:13
Poi ci sono dei brani irraggiungibili, penso alle canzoni cantate da Faber o il Signor G. non rendono come loro, secondo me.
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14 agosto 2017 at 19:27
Assolutamente. Faber non si discute nemmeno. Ma se penso a Lucio Battisti, che onestamente non sapeva “davvero” cantare, non posso pensare ad altri che a lui per interpretare i suoi pezzi: anche se altri artisti di tutto rispetto, e con doti vocali decisamente superiori, le hanno cantate anche meglio, beh… lui era “lui”.
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14 agosto 2017 at 20:03
Verissimo sono d’accordo su Lucio, lui era “lui” come scrivi, lo scordavo.
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