Un altro contributo europeo agli anni d’oro di Hollywood, Edward G. Robinson (nome d’arte di Emanuel Goldenberg) divenne famoso soprattutto come interprete di ruoli da gangster. Di famiglia ebraica, a soli nove anni emigrò con la famiglia negli USA dalla Romania, a causa dell’antisemitismo che dilagava nel paese natìo.

A New York frequentò le scuole fino al liceo, e si iscrisse poi all’Accademia di arte drammatica. Nel suo nome d’arte mantenne la G. centrale (che di solito per gli anglofoni indica il “middle name”) a ricordo del suo vero cognome.

La sua carriera iniziale fu teatrale, con testi molto impegnativi quali Ibsen, Pirandello, Tolstoj, Shaw. Fu però la sua interpretazione da gangster in un carattere modellato su Al Capone in “The Racket”, a metà degli anni ’20, che lo fece notare dai produttori hollywodiani.  Robinson cominciò quindi a girare pellicole “da gangster”, senza però abbandonare il teatro, che considerava il suo principale impegno.

egr10A seguito di un clamoroso fiasco sul palcoscenico nel 1930, e forse anche allettato dai ben più consistenti guadagni che l’industria cinematografica poteva garantirgli, Robinson si decise quindi per il grande schermo. Conobbe immediatamente la notorietà in “Piccolo Cesare” (Little Caesar, 1931), dove interpretava Cesare Rico Bandello, un piccolo delinquente ambizioso, che vuole scalare i vertici del mondo del crimine ma finisce ucciso in uno scontro con la polizia (un finale dove il malvagio veniva punito come da copione, ma che raramente aveva riscontro nella vita reale). Ciò che nel suo aspetto potevano sembrare difetti (la bassa statura, il viso coi tratti schiacciati, gli occhi a mandorla: l’antitesi del modello maschile dell’epoca) diventarono in effetti i suoi punti di forza: il suo viso, così particolare, non si dimenticava, e così i personaggi che interpretava.

Robinson replicò subito il suo successo con “Nemico pubblico” (Public Enemy, 1931) e “Scarface” (1932), praticamente scrivendo contemporaneamente gli stilemi dei gangster-movie. Benché alla sensibilità moderna i plot appaiano scontati, per l’epoca costituirono una vera novità, e divennero presto un metro di paragone del genere: lo stesso De Niro, quando molti anni dopo interpretò Al Capone ne “Gli Intoccabili”, dichiarò di essersi ispirato a Robinson per il suo personaggio. Del resto, guardate questa scena di “Nemico pubblico” e dite se non assomiglia all’apertura de “Gli Intoccabili”, con De Niro che si fa sbarbare davanti ai giornalisti.

egr11Dopo l’incredibile successo di questi film Robinson lottò molto per riuscire a liberarsi del cliché del gangster che la Warner Bros. gli aveva affibbiato. Ci riuscì in parte negli anni quaranta, quando interpretò ruoli diversi in numerosi film di successo tra cui “La fiamma del peccato” (Double Indemnity, 1944) di Billy Wilder, a fianco di Fred Murray e Barbara Stanwyck,  “La donna del ritratto” di Fritz Lang, “Lo straniero” di Orson Welles e “L’isola di corallo” di John Huston, con Humphrey Bogart e Lauren Bacall.

egr12Negli anni cinquanta la carriera di Robinson subì un arresto, dopo le accuse di comunismo che lo costrinsero, insieme a molti altri suoi colleghi, a difendersi davanti al Comitato per le attività antiamericane presieduto dal senatore McCarthy.

Nel 1956 però ritornò al successo grazie all’interpretazione di Dathan, il malvagio ebreo che tradisce il suo popolo, nel kolossal di Cecil B. De Mille “I dieci comandamenti”.

Partecipò ad altre pellicole, tra cui un interessante doppio ruolo in “Intrigo a Stoccolma” (The Prize, 1963, a fianco di Paul Newman).

Korea Meets Hollywood 1963

La carriera di Edward G. Robinson si concluse con un’ultima interpretazione affrontata solo pochi giorni prima di morire: nel film “2022: i sopravvissuti” (1973) interpretò un vecchio depresso e amareggiato che decide di suicidarsi per sfuggire all’apocalittico futuro del mondo in cui vive. Nella scena della sua morte il protagonista Charlton Heston pianse vere lacrime: Heston, suo amico fin dal tempo de “I dieci comandamenti”, era l’unico in quel momento a sapere che Robinson era affetto da un tumore in fase ormai terminale.

Morì il 26 gennaio 1973 a Los Angeles. Poche settimane dopo, l’Academy of Motion Picture Arts and Science gli conferì un Oscar speciale alla memoria, premio per cui non era mai stato neanche nominato.

Ad onta della rozzezza di molti dei personaggi che interpretò sullo schermo, Robinson è stato un uomo di cultura, che parlava correntemente sette lingue, e un raffinato intenditore d’arte: la sua collezione di dipinti, che comprendeva capolavori impressionisti, divenne giustamente famosa. Dovette purtroppo venderne gran parte per far fronte agli oneri del divorzio dalla sua prima moglie, dalla quale ebbe l’unico figlio Edward G. Robinson jr.  In seconde nozze sposò la famosa stilista Jane Arden, con la quale convisse fino alla morte.

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Edward G. Robinson

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Luisa Fezzardini, 2 dicembre 2019